Sfogliando i vari post e parlando con le persone appassionate di subacquea mi sono reso conto che c’è un opinione generale pessima riguardo al CCR rebreather. La maggior parte di questi commenti provengono da tre categorie di persone:
- subacquei che non hanno mai fatto un corso e non sanno pienamente di cosa stanno parlando;
- professionisti che per motivi di opportunità li denigrano tacciandoli come “macchine di morte”, perché non hanno risorse o voglia da investire;
- Persone che non vogliono spendere o rimettersi in gioco e trovano motivazioni per tenere a bada l’invidia.
Dato che di articoli e commenti negativi ed errati se ne leggono già in quantità esagerata mi perdonerete se ne scrivo uno che va in “controtendenza” dove elencherò i vantaggi innumerevoli e ragionerò sui luoghi comuni più diffusi.
Un CCR Rebreather è pericoloso e cerca di ucciderti mentre tu devi lottare per la sopravvivenza
Questo commento è assurdo perché “umanizza” una macchina. Una macchina (come quella che guidiamo tutti i giorni e che è ovviamente più complicata di un CCR) non cerca di uccidere nessuno; essa deve semplicemente essere usata nel modo corretto dal momento che esiste un piccolissimo margine di errore che le permette di creare un incidente causato da malfunzionamento.
La maggior parte delle emergenze sono dovute a errore umano. E’ sufficiente fare un corso ben fatto con un buon istruttore per sapere come maneggiare in sicurezza un rebreather esattamente come accade per qualsiasi altro corso ricreativo o tecnico subacqueo.
Un CCR Rebreather ha troppa elettronica che si può rompere
La tecnologia è enormemente avanzata nonostante i CCR rebreathers siano macchine assolutamente elementari da un punto di vista meccanico. Un CCR manuale è di una semplicità strabiliante, ha pochissima elettronica se non i sensori ossigeno che rappresentano la parte debole di ogni CCR perché sebbene di vecchia scoperta, non sono fatti per lavorare in ambiente umido e sotto pressione. Per questa ragione i sensori per i rebreather sono diversi: hanno una membrana idrofobica e un compensatore di temperatura che ne permettono l’ utilizzo in sicurezza. Paradossalmente non serve che i sensori siano perfetti nella lettura perchè il sistema di controllo è un altro: un CCR ha un minimo di due (solo un modello) tre, quattro o cinque sensori e la lettura dei valori di PPO2 viene ottenuta dalla media dei dati rilevati. Non fosse così, TUTTI i “rebreatheristi” sarebbero morti o finiti in camera iperbarica. Per quanto le categorie delle persone sopra elencate siano sempre pronte a snocciolare la lista dei decessi da CCR, la realtà è ben diversa.
La lettura dei vari sensori è sempre divisa in almeno due elettroniche distinte facendo si che anche in questo caso ci sia ridondanza e sicurezza. Il mio CCR ha altre componenti elettroniche completamente impermeabilizzate che sono state immerse in una speciale resina cosi che possano essere utilizzate in acqua a qualsiasi profondità senza che ne risentano. Il computer che controlla la macchina gestendo la pressione parziale dell’ossigeno è, nel mio caso, uno Shearwater: un computer che uso anche nelle mie immersioni in circuito aperto e che trovo il miglior computer tecnico sul mercato.
Certo, anche un computer si può rompere. Supponiamo per un attimo che uno squalo mi mangi il braccio con il computer collegato al CCR (o che, più realisticamente io lo strappi danneggiando il cavo rimanendo impigliato in un relitto..), ebbene, il mio CCR rebreather continuerebbe a funzionare come se niente fosse mantenendo le ultime impostazioni date. Il computer di backup mi poterà in superficie senza braccio forse, ma senz’altro senza MDD dato che un’elettronica separata mi segnala ancora i valori di PPO2. Il resto è quello che usiamo in un normale computer da polso e rifiutare di portarlo è decidere di diminuire la propria sicurezza.
Il solenoide che si occupa nei CCR elettronici di inserire ossigeno automaticamente è cosa prodotta da decenni e super semplice (una molla, un pistone ed una calamita), ma se si dovesse danneggiare TUTTA l’elettronica, la soluzione è l’utilizzo dei comandi manuali. Il corso CCR è strutturato in modo da far usare la macchina in manuale così che per i subacquei sia una prassi assolutamente nota e semplice.
Con CCR rebreather si usano bombole di sicurezza
Ad ogni buon conto, con un CCR ci si immerge sempre con almeno una bombola di sicurezza ovvero si chiude la valvola del CCR e si respira da una bombola in risalita. Io le consumo solamente per i corsi e mi sono ritrovato in un solo caso a doverla usare in emergenza. In tale occasione il computer di controllo della macchina si era allagato. ovvero era accaduto l’imprevisto peggiore e tre dei miei sensori erano illeggibili ma avevo ancora due sensori su due sistemi di monitoraggio diverso.
In questa circostanza avrei potuto tranquillamente continuare ad usare il CCR senza alcun rischio, ma volevo restare fedele alle direttive della didattica e dare il buon esempio. Avevo appena finito un lungo discorso sulla sicurezza in immersione in barca e ora tutti mi guardavano..
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Costa troppo
l mercato offre CCR per tutte le tasche e, molto interessanti, sono anche i SCR (sistemi semi-chiusi).
Un CCR rebreather può essere acquistato di seconda mano e fatto revisionare in fabbrica dal produttore, oppure se ne può scegliere uno meccanico. Un CCR rebreather meccanico è assolutamente affidabile ed offre tutte le possibilità di utilizzo di un CCR elettronico. Come le macchine che guidiamo, il prezzo cambia a seconda degli “optional” dei quali, però, si può fare a meno. Io ho un CCR elettronico e molto sofisticato, eppure sul fondo lo uso in modalità manuale per rimanere sempre presente ed attento ai dati. Se dovessi dimenticarmi, l’elettronica entrerebbe in funzione iniettando O2 in modo appropriato, ma non succede mai. Inoltre con un CCR munito di flusso continuo sonico (un ugello che immette O2 a flusso costante in quantità sufficiente per soddisfare il consumo metabolico) io non tocco i comandi per tutto il tempo che sto alla stessa quota: non immetto nulla. L’optional di avere l’immissione di O2 automatica è certo comoda come lo è il Cruise Control di una macchina, ma non fondamentale e se si dovesse rompere, non saresti in grado di guidare ugualmente?
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La discussione relativa ai benefici/costi non ammortizzabili è ridicola.
E’ chiaro che il risparmio nelle immersioni tecniche è impressionante, ma non è questa la giusta equazione che deve quadrare. Sono un fortunatissimo possessore di una moto Ducati che amo infinitamente. La uso due mesi e mezzo massimo l’anno e questo dovrebbe convincermi a separarmene? Mai! La maggior parte delle cose che possediamo non sono necessarie: abbiamo due computer, due televisori, macchine troppo grosse, vestiti che non mettiamo, orologi che pompano il nostro ego…. Perché un CCR rebreather non dovrebbe cadere sotto la stessa categoria? E’ talmente bello immergersi con un CCR che ne sono un entusiasta utilizzatore sia facendo la guida a 40 mt che immersioni normossiche sui 60-70mt o fonde intorno ai 100mt.
Le immersioni con CCR avvengono in un assoluto silenzio che mi fa sentire come se fossi in apnea, mantenendo l’assetto in modo perfetto (dato che non viene influenzato dal volume polmonare), in trim naturale, con una scorta di gas assolutamente superiore al circuito aperto, con un margine di sicurezza esagerato, nuotando in mezzo a banchi di pesce come non è mai stato possibile, rimanendo caldo ed idratato perchè respiro gas caldo ed umido. Ho un senso di appagamento tale quando mi immergo con il mio CCR che sono giunto alla conclusione di essere impazzito. Probabilmente è così, ma lo stesso vale per i miei allievi che mi dicono di aver ritrovato le emozioni che avevano perso immergendosi e mi ringraziano con gli occhi entusiasti
I sensori di ossigeno sono imprecisi
Come detto la tecnologia è avanzata e ora si costruiscono sensori fatti per i rebreather che sono molto più adatti alle condizioni di umidità, pressione e cambio temperatura. Inoltre la presenza di più sensori con diversa storia di immersione (meglio 4 o 5) offre un’insieme di dati più realistici. La diversità della loro storia ed età convaliderà ancor più l’esattezza dei dati letti dal subacqueo. Una macchina con 4 o più sensori (se collegati a due distinti sistemi di lettura) non può avere problemi di lettura corretta di PPO2. Chi vi dice il contrario sostiene una falsità: un sensore si può rompere in immersione, due anche, ma di più è assurdo pensarlo.
Una macchina con 5 sensori potrebbe apparire come dispendiosa perché tutti sanno che i sensori devono essere cambiati. Chi vi dice che vanno cambiati tutti insieme ogni 6 mesi non ha capito nulla: così facendo non abbiamo più tre sensori con diversa storia e vita e se il lotto di produzione è lo stesso rischiamo pensando di fare bene. Vi scioccherò ora: Io cambio un sensore solo ogni sei mesi anche se funziona, ma ne ho 5 quindi il mio sensore più vecchio lavora per DUE ANNI E MEZZO dal momento dell’installazione e quel sensore vecchio, fa parte della sicurezza del sistema. Un sensore costa 50€: una cena.
In un CCR Rebreather l’intossicazione da CO2 è sempre presente
I sistemi CCR contengono un contenitore di calce sodata che elimina la CO2. Essendo una reazione chimica, la calce sodata non è più tale dopo il primo utilizzo, quindi non funziona più. Attenzione perchè c’era chi per risparmiare 10€ riutilizzava la calce sodata facendola asciugare al sole. Spero non esistano più simili sprovveduti seppur sia noto che ne esistano ovunque, anche nella subacquea tradizionale.
L’errore nel fare un filtro è raro. Fare un filtro è facile e viene insegnato nel corso. Anche un bambino può farlo: bisogna riempire il contenitore di calce sodata, picchiettare in modo da assestarlo bene un paio di volte, aggiungere fino all’apposito segno, chiudere il contenitore. Fatto. Io ci metto 3 minuti scuotendolo per sentire se è ben compattato. Per il tempo di utilizzo faccio riferimento al tempo che mi indica il produttore e tutto va bene. L’intossicazione da CO2 è un problema possibile, ma improbabile se non si sgarra sui tempi del filtro per risparmiare 10€ e se si esegue con attenzione un’istruzione estremamente semplice. Ora, altro shock: il mio CCR ha due contenitori di calce sodata grossi la metà di uno normale che con un sofisticato sistema, attraverso rilevatori di temperatura nel filtro, calcolano quanto tempo possono ancora essere usati. Personalmente utilizzo per più di 7h un filtro piccolo da 1,3 kg (facendo immersioni a 45 mt con 21/35 lunghe generalmente un’ora l’una..) mentre normalmente, uno grosso da 2,7kg dev’essere cambiato dopo 3h! Anche qui, un optional può costare ed essere di grande utilità ma non è per forza necessario. E la sicurezza? “Non ti baserai solamente su un sistema di rilevazione di temperatura, spero!” Sento già questo commento nell’aria.. Ebbene, anche se il calcolo temperatura/tempo dovesse essere errato (e non lo è..) io ho il secondo filtro di backup.
Costo calce sodata: 5-7€/kg, per sette ore d’ immersione si può fare, non vi pare?
Un CCR Rebreather è lungo da preparare e da pulire.
Un CCR ha bisogno di cure e dev’essere bene ispezionato. Complicato? No! C’è una targhetta con i passaggi da fare e dopo duemila volte che lo monti usi ancora quella targhetta. La usi sempre. Essa riporta i passaggi per montarlo, per controllarlo, e per controllarlo un’ultima volta prima di entrare in acqua. Stamattina ho cronometrato il tempo che ci ho messo: 10 min. Ho una certa esperienza perché mi immergo due volte al giorno in estate e sono abbastanza addestrato. iI mio allievo ieri ce ne ha messi 15. Entrambi ci presentiamo al diving 30 min prima della partenza, dopo 15 minuti portiamo il CCR a bordo del gommone senza che nessuno degli altri subacquei ricreativi sia già pronto. Torniamo, ci beviamo un caffè mentre indossiamo la muta stagna e siamo in barca a chiacchierare aspettando gli altri. Quando torno fra un’immersione e l’altra non lo apro nemmeno: il gas che ho usato dalle mie bombole da 3lt non è più di 20-30 bar quindi me ne rimangono 170 e alla fine della giornata la “terribile operazione di pulizia” necessita di altri 10 min. Io che sono un “precisino” lo lavo sempre interamente (contropolmoni, tubo di respirazione , valvole del boccaglio, ect ) oltre che esternamente sotto gli occhi stupefatti del mio capo (tedesco..) che scuote la testa..Lo asciugo anche. Tutto in 10 min.
“Bisogna disinfettarlo!” si urla.. “i microbi si sviluppano come conigli a 37°C in ambiente umido!” Sarà.. io conosco più persone con la gola irritata per una settimana perché non avevano sciacquato bene il disinfettante che persone attaccate da polmoniti fulminanti. Io lo disinfetto solo in precise occasioni ovvero quando lo presto o lo affitto e quando faccio un corso dove si richiede la disinfezione (in tal caso riutilizzo il liquido disinfettate dal mio allievo quando ha finito e lo uso per il mio CCR 🙂
La pianificazione dell’Immersione e l’utilizzo di un CCR Rebreather sono difficili
Falso! La pianificazione è uguale a quella normalmente fatta e con il CCR un’immersione a 40-70-100mt non richiede che tu faccia nulla sott’acqua. Ad ogni profondità il tuo consumo sarà lo stesso: 20-30bar di O2 e 30-40 di diluente provenienti da bombole di 3 lt. Il CCR penserà a diminuire la frazione di gas inerte, aumentare l’ossigeno in modo continuo facendo respirare il meglio che si possa respirare in risalita ed in fase decompressiva. Oppure si potrà eseguire questo processo manualmente. Non ci sono cambi gas (sempre forieri di pericoli..), non ci sono repentini salti nelle frazioni di Elio che possono dare problemi di controdiffusione isobarica, non ci sono limiti alla miscela che preferisci a patto di non superare i limiti di sicurezza. Con il gas di una bombola da decompressione, la massima apertura della finestra dell’ossigeno e quindi efficacia decompressiva, è al momento della MOD 1,6 di PPO2, per il resto il gas perde di efficacia in risalita; con il CCR sei sempre alla PPO2 che vuoi. Non devi fare stacchi durante la fase di respirazione di O2 (altri cambi ed altre possibilità di casini).
“E se finisci il diluente”? Beh, la bombola di sicurezza che vi portate sempre ve la ricordate? Può essere collegata con una frusta a bassa pressione normalissima al CCR rebreather permettendomi di accedere ad un’infinita quantità di diluente aggiuntivo ( un S-80 contro la mia 3 miseri lt del CCR! ). Essendo il gas della bombola di sicurezza sempre più ricca di ossigeno rispetto al diluente del CCR, questa operazione porta anche un vantaggio: diminuisco i tempi di decompressione!
La cosa più impressionante è che puoi stare a 6 mt o a qualsiasi profondità senza muoverti per mezz’ora!
Non vi sono problemi di assetto perchè questo non varia con la respirazione.
Un altro vantaggio non trascurabile dei CCR è il seguente: la maggior causa di MDD rimane la disidratazione, problema che non esiste respirando aria umida da un CCR poiché calda a causa della reazione esotermica dell’eliminazione della CO2 . Questo fattore fa anche la differenza nella gestione del calore corporeo. E’ ovvio che bisognerà pianificare le diverse bombole di sicurezza per le varie profondità (che consumerò raramente..).
Ora una piccola riflessione per i subacquei in circuito aperto. Una cosa che mi sono “portato dietro” dal CCR nelle mie immersioni tecniche in circuito aperto è il concetto di bombola di sicurezza. Con il CCR io ho sempre una bombola di sicurezza che posso respirare in ogni momento, la maggior parte dei sub tecnici, no. Se si perde il compagno ed il bibombola è compromesso il deco gas disponibile normalmente si può respirare solo a quota più alta. Io mi immergo spesso da solo e per un’immersione a 70mt porto sempre (oltre al EAN 50 e l’Ossigeno per la deco) anche una bombola di sicurezza di 21/35. Se tutto va bene, non la uso, se voglio lo uso come gas decompressivo di profondità, se sono nella merda lo respiro dal fondo dando un paio di vigorose pinneggiate verso l’alto. Portarmi una stage in più sott’acqua non comporta particolare disturbo, e questa pianificazione di sicurezza aggiuntiva viene dai CCR
Perché dire si ad un CCR Rebreather
Anche nelle immersioni ricreative un CCR rebreather è un’ottima scelta!
La verità è che consiglio a tutti di fare una prova: in immersione appare molto diverso, ma affascinante. Ecco i motivi che mi hanno portato a convincermi ad usarlo sempre più:
-Diventi un subacqueo migliore sia in acqua che soprattutto, nella teoria e nell’utilizzo di tecniche di sicurezza avanzate in immersione e nella pianificazione.
-Se possiedi due bombole S-80 caricate di sicurezza che non consumerai mai tranne in rari casi, un’immersione a 70mt per 130min di run time ti costa :10€ di 18/45 per il CCR, 5-10€ di O2 per il CCR 5-10€ di calce sodata. TOT: 25€
–Se possiedi tre bombole S-80 : stesso prezzo per un immersione a 100mt (25€!), Non ci credi? clicca qui !
-Se non sei un subacqueo tecnico troverai il CCR uno strumento meraviglioso per interagire con la vita marina nel silenzio interrotto dal solo rumore del tuo battito cardiaco e del tuo respiro che ti porteranno ad una situazione primordiale. Io lo trovo simile al freediving. Il CCR non dev’essere visto solo come uno strumento per immersioni tecniche, assolutamente! Io faccio moltissime immersioni entro le profondità ricreative perché anche qui offre incredibili vantaggi!
-Nelle profondità fino a 45 mt il risparmio di tempo decompressivo è impressionante: se faccio un tuffo a 45 mt per 30 min e torno indietro per lo stesso tempo a 20 mt mi becco 10-13 min di decompressione! Fatevi due calcoli con le tabelle! Ad onor del vero, questo vantaggio si annulla con la profondità ma rende il CCR rebreather fantastico anche per un utilizzo entro profondità ricreative.
-Ormai trovi calce sodata, O2 e gas ovunque vuoi nei diving del mondo (5-7€/kg)
-Puoi viaggiare con il tuo CCR, il mio sta in una Samnsonite e pesa 23kg
-Il corso ti porta ad un’altra consapevolezza e come subacqueo esperto, ti rimetti in gioco imparando un sacco di cose nuove.
-Ci sono posti dove puoi affittare per 250-300€ la macchina per fare il corso
-I produttori sono seri ed hanno un’ottimo servizio clienti
-Posso fare immersioni senza preoccuparmi della scorta di gas (in un CCR possono durare 6h)
-Hai molte più possibilità di risolvere un potenziale problema sott’acqua rispetto al circuito aperto.
Molte macchine seguono i dettami della certificazione CE
-Impari a gestire emergenze con creatività, ed a utilizzare tutte le risorse disponibili.
-Prezzo: dai 4 ai 10mila€. Molto meno della mia moto… e sicuramente adeguato per una passione. Se non spendo i soldi per le mie passioni, non vedo per cosa dovrei spenderli.. Ma anche fosse di più, adesso come adesso, non esiterei un attimo! Il modo di immergermi che il CCR mi offre mi ha fatto innamorare nuovamente della subacquea ed è l’acquisto e la decisione migliore presa negli ultimi anni !
-Da un punto di vista di vista tecnico ingegneristico, gli argomenti sono appassionanti ed entrerai a far parte di una tribù unica che vede il mondo subacqueo in un altro modo e parla un’altra lingua.
Conclusioni sul CCR Rebreather “macchina di morte”
Se sei una persona curiosa non ti far fermare dagli individui pieni di negatività elencati all’inizio dell’articolo ! I CCR richiedono addestramento fatto bene ed un’apertura mentale che faccia ragionare in modo diverso e creativo. Questi corsi sono oggi disponibili ed ho conosciuto istruttori e trainer preparatissimi ed esigenti: sono il mio modello di ruolo. Il CCR è senz’altro la più avanzata forma di immersione subacquea non professionale e permette di andare laddove non si poteva fino a non molto tempo fa. I CCR rebreathers sono un’occasione imperdibile. Un appassionato di subacquea dovrebbe evitare di trincerarsi dietro pregiudizi causati da errate informazioni e dovrebbe tentare di coltivare la sua passione creando un percorso sempre più affascinante. Per informazioni su corsi e CCR Rebreather non esitate a contattarmi!