Stamattina mi sveglio con la bocca impastata ed un leggero mal di testa. Il compleanno di Mattia è stato lungo, ieri sera. La cena non finiva mai ed il vino non era un granché…
La sveglia mi ricorda che mi devo alzare ed iniziare a preparare le mille cose che dovrò infilare in valigia per la mia trasferta. Il tempo stringe anche perché il traffico, sulla strada per raggiungere l’aeroporto, sarà infernale. Mi stiro, analizzo il mal di testa: accettabile. Accarezzo Ciro, il mio amato Labrador nero, che mi sta già aspettando ai piedi del letto scodinzolante, e mi faccio coraggio .
Fuori la giornata è splendida, il mare è piatto e solcato da piccole imbarcazioni. Guardo la valigia già aperta per terra, ma ancora vuota, e mi assale la voglia di fare di tutto per evitare il noioso compito.
Ma ecco, idea geniale! Proverò LA MUTA. Si tratta di una seconda pelle in gomma, dallo spessore di 1,5 mm, che mi è stata regalata da un troppo buono Miles e che sta ammuffendo da mesi nella cassapanca del salotto .
Chissà come sta….
E’ piegata in un sacco di plastica e, quando la estraggo, sembra non voler uscire, come se fosse offesa dal tempo in cui è rimasta, senza alcuna attenzione, chiusa lì dentro. La guardo: è bellissima e il colore azzurro metallico risplende alla luce del sole che entra dalla finestra.
Ho deciso ormai: mi farò perdonare !
Ciro mi segue scodinzolando, chiedendomi con lo sguardo due cose: cibo ed uscita per i suoi bisogni.
La camminata che segue mi schiarisce le idee e mi fa riflettere sulla pianificazione della giornata: riuscirò a preparare tutto per partire fra poche ore e, comunque, andare a nuotare? Probabilmente no ma, sforando un po’ i limiti di velocità, potrei anche rischiarla. Poi… come saranno le Maldive? Che tempo ci sarà? Riuscirò a vedere lo squalo balena, che in questo periodo è diffuso nella zona di Ari Sud?
Le emozioni mi riempiono il cuore, e il fatto di respirare aria diversa da quella a cui sono abituato, mi fa fremere dalla curiosità.
Rientro con Ciro scodinzolante, gli verso una buona dose di crocchette, che divora come se non avesse mangiato da giorni, ed esco con la muta e gli occhialini. L’aria in faccia che prendo guidando lo scooter mi riempie di felicità e il sole già caldo amplifica i profumi del viale alberato che mi porta verso Paraggi. Sfreccio fra il traffico domenicale, con le braccia della mia nuova muta che svolazzano ovunque come fossero di un passeggero impaurito dalle mie audaci manovre.
Ecco la baia, splendida! Il mare è piatto e una linea di boe, lunga circa trecento metri la chiude, impedendo l’ingresso alle imbarcazioni e rendendola il posto perfetto per una bella nuotata in sicurezza. Lascio lo scooter in divieto di sosta, schiacciato lungo la parete rocciosa che fiancheggia la strada, ed imbocco l’aspra scalinata che scende verso gli scogli.
Mi spoglio e velocemente la indosso. Aderisce alla mia pelle perfettamente ed una volta chiusa, quasi mi soffoca. Posiziono gli occhialini ed entro in acqua, che è fredda. Inizio con le prime bracciate per raggiungere la linea di boe e LA MUTA m’infastidisce interferendo con i miei movimenti.
Poi, quasi come se stesse accettando le mie scuse ed il mio sincero risentimento, inizia a favorire la mia azione. Lo spaccato azzurro lucido esterno scivola nell’acqua minimizzando l’attrito e le bracciate si fanno sempre meno faticose. I muscoli delle spalle iniziano a scaldarsi, irrorati dal sangue che li raggiunge, chiamato a portare ossigeno. Il corpo si allunga in acqua, cercando di massimizzare la sua superficie, e sfruttando lo scivolamento eccezionale che LEI mi regala. Meduse urticanti contrastano il mio tragitto verso l’altro lato della baia ma LEI mi protegge e mi fa passare indenne. Il ritmo del fiato e del battito cardiaco scandiscono il movimento e, come una macchina che abbisogna di rodaggio, il corpo inizia a prendere il suo ritmo, lentamente .
Ora posso forzare …
Le spalle mi dicono che sono pronte e che tutto, ora, dipende dalla mia testa. E’ il mio momento. Devo combattere contro il dolore e lo stimolo traditore e continuo, che mi dice di mollare. Lo sfido, lo affronto e lo sconfiggo. Non è finita, però: esso è continuo e, per tutta la durata dell’ora che ho deciso di nuotare, mi presenta motivazioni logiche per le quali dovrei smettere. Il cervello, beffardo, mi invia segnali di dolore che devo saper riconoscere come poco importanti e, quindi, sconfiggere .
Continuo …
Il cuore mi sostiene nella battaglia e sento ogni suo battito, amico e potente, spingere il sangue ossigenato nei miei muscoli. I tendini si allungano e permettono la potente contrazione ritmica delle braccia. Tutto funziona …
Posso aumentare …
Spingere …
Allungo fino a che posso la bracciata, penetrando in acqua il più possibile, tiro e spigo con più forza il liquido salato sotto di me. I miei recettori mi fanno sentire la posizione giusta volta ad aumentare lo scivolamento e LEI mi aiuta ancor più. Una voce interna cerca di farmi desistere con più insistenza, ma ormai sa che i livelli di adrenalina ed endorfina mi rendono sordo ai suoi demotivanti consigli.
Scivolo …
Spingo e scivolo sempre più velocemente …
I pesci mi guardano e le meduse sembrano spostarsi dalla mia traiettoria.
Il respiro è profondo e ritmico.
Scivolo sempre più veloce …
Sono felice! Tutto funziona!
Raggiungo gli scogli rallentando il ritmo e mi arrampico uscendo dall’acqua . Mi fermo e vengo colpito da un forte giramento di testa. Mi siedo ed attendo… Dovevo defaticare più a lungo, lo so, ma non sono fatto per i preamboli e nemmeno per gli addii lunghi. Sono felice, ringrazio il mare, le meduse e i pesci, e poi il mio cuore e i muscoli. Faccio pace con la mente che, ora, mi rende sereno, fiero e pieno di vita!
E soprattutto ringrazio LEI e giuro : “Non ti tradirò mai più….”